In questi giorni si è diffuso sui mercati un debole odore di speranza. Speranze suscitate dalla vicinanza degli incontri delle due maggiori banche centrali mondiali, che aumenteranno i tassi di interesse per affrontare il principale problema che attualmente si trova ad affrontare l’economia globale, ovvero un inflazione incontrollata. Una situazione che porta l’Europa ad attaccare resistenze che le consentono di grattare più redditività in borsa.
Ad ogni modo, se la scorsa settimana sembrava tutto nero, ora i mercati sono stati impegnati a mostrare questo certo ottimismo. Lo si può vedere nei rimbalzi che hanno segnato i maggiori indici su entrambe le sponde dell’Atlantico dal 14 luglio dello scorso anno o, il che è lo stesso, dall’intenzione di Mario Dragui si dimette dalla carica di primo ministro italiano.
Questa paura non ha fatto altro che aggiungersi ad un’altra che i mercati non avevano ancora cominciato a consumare: l’iL’inflazione negli Stati Uniti, che a giugno ha raggiunto il 9,1%, il più alto dal 1981. Queste turbolenze hanno reso la sessione del 14 luglio una delle più ribassiste dell’anno per quasi tutti i principali mercati europei, con il Ftse Eb italiano che ha raggiunto il minimo annuale quel giorno.
Nel suo ambiente più ottimista da allora, il Dax è l’indice del Vecchio Continente che è rimbalzato di più durante la settimana, salendo del 6,1%. Segue la piazza di Milano, che ha visto un rimbalzo del 5,6% dopo il crollo del 14 luglio. L’EuroStoxx è terzo con il 5,5%, seguito dal Cac francese con il 4,5%. Il stambecco Lo spagnolo, d’altra parte, è l’ultimo dietro questo elenco, poiché si registra un aumento del 2,9% di quello che sarebbe stato il suo secondo piano dell’anno.
Questa battuta d’arresto è arrivata con meno forza sull’altro lato del Lagocon la registrazione di S&P e Nasdaq salite più moderate in questa sessione e da allora è rimbalzato rispettivamente del 4,7% e di quasi il 6% a metà sessione.
Questo effetto ha modificato anche le prospettive tecniche e sebbene non sia ancora possibile parlare di mettere la seconda gamba sul mercato, è possibile continuare a grattare i rendimenti del mercato azionario assumendo posizioni su alcuni titoli che si sono dimostrati più forti. “Quando si parla di EuroStoxx, la ripresa in questi giorni gli ha fatto attaccare la sua principale area di resistenza, come i 3.600 punti, che doveva essere guardata per settimane, poiché fa affidamento sulla sua vittoria, su cui possiamo fare affidamento. la ripresa a breve termine può essere sostenibile”, spiega Joan Cabrero, consulente di Ecotrader. “A oltre 3.600 punti, soprattutto alla fine di venerdì, i rischi al ribasso di assistere alla perdita dei minimi di marzo si attenueranno e formerebbero un contrattacco al rialzo che darà il tono nelle prossime settimane. zona di 4.025 punti dove è terminato l’ultimo rimbalzo“, aggiunge. Ma anche se si supera il livello di 3.600, non è ancora possibile cantare vittoria e prendere posizioni come una settimana di curve per il mercato, protagonista dei rialzi dei tassi da parte della Bce.
Nel caso dell’Ibex si discosta anche dal supporto principale di 7.780 punti, che è la linea di demarcazione che separa un contesto potenzialmente rialzista da uno dei ribassi verso i minimi di marzo. “Grazie a quel supporto, l’indice riesce a risalire sopra gli 8.100 punti, con il prossimo ostacolo assolutamente rialzista. 8.400 punticiò porterebbe il Capricorno a raggiungere i 9.000 punti”, afferma Cabrero.
Infine, dall’altra parte dell’Atlantico, si registrano guadagni negli ultimi giorni, soprattutto nel settore tecnologico, che quest’anno è stato il più colpito. “Il Nasdaq 100 ha iniziato la settimana spingendo la resistenza di 12.175/12.270 punti, che è il tetto del range che basa e supporta l’intero 11.265”, spiega l’esperto. “Se riuscirà a uscire da quel range resistivo, è molto probabile che assisteremo a una reazione rialzista che inviterebbe a riacquistare azioni da parte di titoli tecnologici e statunitensi. Se fallisce, potrebbe riprendersi alla forza del suddetto supporto ai test”.