La scienza non si basa su lamentele e insulti. La scienza è fatta da un lavoro serio, lungo e paziente. La scienza è umile perché ogni giorno è sottoposta a nuove verifiche che la confermano o la confutano. La scienza tende e raggiunge la verità, e la sua verità è fissa, ma anche precaria, perché è più di una verità definita, è una verità che cresce in approssimazione; non una verità assoluta, ma asintotica (si avvicina ad essa senza mai raggiungerla). Sempre soggetta a verifica, scrutinio e critica, la scienza è la meno egemonica che ci sia; una nuova scoperta è sufficiente per spazzare via un secolo di sicurezza.
Non conosco personalmente il biochimico Moisés Wasserman, ma lo ammiro per la sua carriera accademica, scientifica e intellettuale. Conosco il dott. Juan Manuel Anaya molto bene in quanto è stato il medico curante di alcune delle persone che amo di più. Uno scienziato profondo e serio e una persona come te che raramente trovi tra gli operatori sanitari. Nelle ultime settimane sia Wasserman che Anaya sono stati attaccati e insultati nel modo più ingiusto e grottesco per aver criticato un documento dello storico patto sul sistema scientifico nazionale. Gli attacchi nei loro confronti rivelano una totale assenza di argomentazioni scientifiche e sono di natura razzista, sessista e personale: sono accusati di essere uomini bianchi, patriarcali e cisgender. Quando un accenno di argomento compare negli attacchi contro di loro, è ideologico, al massimo politico, ma senza il minimo rigore scientifico.
In vista di tanto odio che si è riversato contro due scienziati che stimo, ho letto anche il documento del Patto Storico contenente la proposta per il Ministero della Scienza, della Tecnologia e dell’Innovazione. Il documento è un compendio di luoghi comuni, discorsi populisti e buone intenzioni (al massimo), ma anche un’antologia di presunte verità ideologiche, non scientifiche, piuttosto problematiche e discutibili. Ad esempio, dicono: “La scienza fa sempre parte di un modello socio-politico, quindi la scienza egemonica nelle società capitaliste riproduce e sostiene il sistema di dominio”. La proposta è “superare la scienza logocentrica e patriarcale…”.
Penso a due grandi scienziati del 20° secolo, un’italiana, Rita Levi Montalcini, e una del mondo in via di sviluppo, Ángela Restrepo. L’italiano è senza dubbio nato in una società patriarcale. Suo padre voleva che si sposasse e avesse figli. Cresciuta in una società fascista, fu nascosta in una stanza per non essere mandata nei campi di concentramento da Mussolini. In quella stanza iniziò la sua ricerca scientifica in neurobiologia. Ha vissuto per 103 anni e ha vinto il Premio Nobel per la Medicina per i suoi contributi alla ricerca neurale. Poiché la scienza è “sempre” parte di un modello che sta alla base del sistema di dominio capitalista e patriarcale, dobbiamo relegare Levi Montalcini nella pattumiera della storia.
dott. Anche Ángela Restrepo è nata in una società capitalista, retrograda e patriarcale: l’Antioquia degli anni 30. Ai suoi tempi le donne difficilmente venivano ammesse alla medicina. La sua ricerca in microbiologia e micologia ha aiutato a diagnosticare e combattere molteplici malattie trasmesse da funghi. Come ha fatto il dott. Restrepo, con la sua scienza logocentrica (basata cioè su logica e ragione), mantiene il sistema del dominio capitalista e patriarcale?
Le premesse del documento per il Ministero della Scienza non sono corrette. Premesse false, secondo la logica, portano a conclusioni assurde. E così è con il documento, che è contraddittorio. Da un lato, accusa la scienza egemonica occidentale e capitalista, tra l’altro, di fame in Colombia. Ma poi propone di aumentare il budget del Ministero della Scienza, proprio come fanno i paesi capitalisti la vera scienza.